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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

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dai GIORNALI di OGGI

LA MORTE DI JACKSON

L'addio all'eterno ragazzino

che sognava di non crescere mai

Migliaia di persone allo Staples Center di Los Angeles per l'ultimo saluto al re del pop.

Diretta tv in mondovisione.

Sul palco artisti e amici. E i ricordi struggenti di chi gli era più vicino di GINO CASTALDO

LOS ANGELES - L'aspetto più toccante della cerimonia è stato senza dubbio l'accenno alle qualità umane di Michael Jackson.

La figlia che ha pianto come si piange per un bravo papà che non c'è più, le parole di Brooke Shields che ha descritto il giovane Michael come un tenero amico, uno che amava ridere, scherzare, che risolveva con un sorriso ogni questione, che entrava con lei di nascosto nella stanza di Liz Taylor per scoprire com'era il suo vestito di nozze.

2009-07-08

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

CORRIERE della SERA

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2009-07-08

Musica, poesie, show e commozione L'ultimo omaggio a Michael Jackson

Le lacrime di Brooke Shields, le sue canzoni cantate da Stevie Wonder, Mariah Carey, Lionel Richie. E l'addio della figlia Paris: "Era il migliore dei papà"

Il feretro davanti al palco dello Staple Center (Ap)

Il feretro davanti al palco dello Staple Center (Ap)

LOS ANGELES (USA) - Il lungo addio va in scena allo Staple center di Los Angeles. Qui i fortunati fan estratti dalla lotteria dell'amore infinito per Michael jackson, hanno salutato per l'ultima volta il loro idolo. Abbracciandolo insieme a tanti personaggi che si sono succeduti sul palco allestito nell'arena per un omaggio musicale commosso e sentito. la cerimonia si apre con la lettura di un messaggio di cordoglio di Diana Ross e di Nelson Mandela. Lo speaker ufficiale che introduce la cerimonia è William "Smokey" Robinson, cantante e autore di musica rhythm and blues e soul statunitense, fortemente legato alla etichetta che lanciò Michael Jackson, la Motown Records. Jackson aveva incontrato più volte Mandela in occasione dei suoi viaggi un Sudafrica. "Michael era un gigante e una leggenda dell'industria della musica. E noi siamo afflitti come i milioni di fan in tutto il mondo", è il testo del messaggio del Nobel per la pace. "Noi nutrivamo grande ammirazione per il suo talento che per le sue capacità di vincere il dramma in così tante occasioni della sua vita", ha aggiunto Mandela, concludendo: "Io e mia moglie, la nostra famiglia, i nostri amici, vi inviamo le condoglianze in questo momento di dolore. Siate forti".

ESIBIZIONI - Tutti in piedi quando la salma di Jackson, accompagnata dal calore di un coro gospel, in un feretro dorato adornato con lunghi gladioli rossi, viene portata nell'arena e posta alla base del palcoscenico, in mezzo a numerose corone di fiori. Davanti a circa 20mila persone, cominciano poi le esibizioni di cantanti ed amici di Jackson come Stevie Wonder, Lionel Richie, Mariah Carey e Jennifer Hudson. Tocca a Mariah Carey, insieme a Trey Lorenz, aprire l'omaggio musicale con uno dei più famosi successi "I'll Be There". Alla fine della canzone, Mariah, sotto gli applausi, saluta con un sentito "We Miss You", ci manchi. Poi è il turno dell'attrice e rapper Queen Latifah, che lo ricorda come "la più grande star della terra" prima di leggere una poesia, dedicata a Jacko, della poetessa Maya Angelou. Quindi di nuovo musica con Lionel Richie, tutto di nero vestito, con una rosa gialla sul bavero dello smoking e un fazzoletto rosso. L'amico di Jackson ha interpretato "Jesus is Love". Poi è stata la volta del grande Stevie Wonder. "Ti ameremo per sempre Michael" - ha detto Wonder prima della sua esibizione. Ma a dare l'ultimo saluto a Jackson ci sono anche altri personaggi famosi a cominciare dagli assi dei Lakers di ieri (Magic Johnson) e di oggi Kobe Bryant. O anche amici di una vita, come l'attrice Brooke Shields.

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LA COMMOZIONE DI BROOKE - Proprio l'intervento di Brooke Shields, visibilmente commossa, è quello che concentra la maggiore emozione in sala. L'attrice, grande amica fin da giovanissima di Michael Jackson, ricorda tanti momenti vissuti insieme: "Sei un fannullone, gli dicevo spesso. A che età hai iniziato, a 5 anni? Io avevo 11 mesi quando ho girato i primi spot. La sua risata era la più dolce e la più pura che io avessi mai sentito". Poi legge un brano del Piccolo Principe dedicandolo a lui. Tocca poi a Jermaine Jackson cantare una delle canzoni che Jacko amava di più (Smile, scritta da Charlie Chaplin) indossando un guanto bianco con i brillantini come quelli che usava Michael. Ci si avvia verso il finale con le esecuzioni collettive a più voci. E la prima canzone corale non può che essere "We Are The World", quella che con Lionel Richie, Michael Jackson scrisse per una operazione mondiale di aiuto all'Africa che riunì grandi nomi della musica. Le ultime note sono quelle di "Heal the World"

IL SALUTO DEI FRATELLIE DELLA FIGLIA IN LACRIME- Alla fine sono i fratelli Jackson, insieme ai figli di Michael, a porgere l'ultimo omaggio. La musica tace, è il momento delle parole di ricordo, di speranza, di Marlon, cui i fratelli affidano il difficile compito di salutare Jacko dal palco, proprio di fronte alla bara. L'ultima parola, affidata alla figlia Paris Katherine: "Per me è stato il migliore dei padri al mondo". Scoppia in lacrime. L'abbraccio collettivo sul palco dei fratelli Jackson e dei figli di Michael è l'ultima immagine che regala la cerimonia di addio al re del pop.

POSTI VUOTI IN SALA - L'evento è stato seguito da milioni di persone nel mondo in tv o via Internet. Tanti però a sorpresa i posti vuoti in sala, che gli organizzatori in extremis hanno cercato di riempire facendo entrare chi sta aspettando fuori speranzoso a gruppi di 4 e 8 alla volta. E pensare che c'era stata una lotteria proprio per aggiudicarsi i preziosi tagliandi, visto che la capienza dello Staples Center era nettamente inferiore alla domanda. Ma probabilmente per prudenza e ragioni di sicurezza, era stato ridotto il numero di ticket disponibili per il pubblico.

 

07 luglio 2009(ultima modifica: 08 luglio 2009)

 

 

 

Da Wonder a Usher, i talenti della musica nera hanno cantato per lui

Jacko, ultimo show nella bara d'oro

I fratelli in prima fila con il guanto di paillettes. Folla di star al Memorial. La figlia: è stato il papà migliore

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NOTIZIE CORRELATE

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Per Michael Jackson a Los Angeles il tributo dei vip e della gente comune (7 luglio 2009)

Dal nostro inviato Matteo Persivale

LOS ANGELES — Il Re del Pop è sul palco per l'ultima volta, in una bara placcata d'oro zecchino da ventimila euro, scintillante sotto i riflettori che hanno illuminato tutta la sua vita. Davanti a ventimila spettatori allo Staples Center, palazzetto-arena di Los Angeles, a un miliardo di telespettatori in mondovisione, al popolo di Internet che ha monopolizzato Twitter, Facebook, i blog, come neppure l'elezione di Obama. Davanti a megaschermi improvvisati nelle chiese dei neri di Harlem, degli ispanici di South Central a Los Angeles, nelle piazze del mondo da Londra alle Filippine. I suoi fratelli — i "Jackson Four", non Five, senza di lui — sono in prima fila. Tutti e quattro con il guanto di paillettes in omaggio al loro fratellino, il leader bambino che non c'è più, stroncato dagli anestetici da sala operatoria che prendeva per dormire, dalle pillole ingoiate a manciate, dal peso dei suoi debiti (forse 300 milioni di euro, forse più), degli scandali, dei dischi venduti e che non vendeva più (ma ora ha ripreso, come mai prima).

I più grandi talenti della musica nera ieri sera hanno cantato al Memorial di Los Angeles le sue canzoni (Mariah Carey, Usher, Stevie Wonder, Jennifer Hudson, Lionel Richie), il decano della Motown Berry Gordy ha raccontato il suo genio ancora bambino dicendo "Michael era più bravo di Smokey Robinson", con l'anziano maestro in platea a fare sì con la testa e dire "Michael vivrà per sempre". I campioni di basket Kobe Bryant e Magic Johnson — presente e passato dei Lakers di Los Angeles che giocano qui — hanno reso omaggio a Michael, il reverendo dei ghetti Al Sharpton ha pregato per lui, l'amica Brooke Shields ha letto una poesia sul "principe addormentato" e ha pianto (l'altra amica Liz Taylor invece ha boicottato l'evento via Twitter: "Il mio dolore è privato"). C'era anche la politica: il deputato Sheila Jackson Lee, "a nome del Congresso". Forse per rispondere a un collega repubblicano che l'altroieri aveva protestato per "tutte queste lodi a un pedofilo", la signora ha suscitato applausi, ma anche un certo disagio in sala gridando "ricordiamoci che tutti sono innocenti finché il contrario non è stato provato".

Verissimo, ma gli altri ospiti avevano evitato di fare cenno alle accuse di pedofilia che dalla causa civile risolta extragiudizialmente nel 1993 al processo penale del 2005 (assolto) avevano schiantato la vita professionale di Jackson. Infranto il tabù, riecco la musica: con Usher, dandy texano della musica R&B, 38 milioni di dischi venduti e un altro momento un po' imbarazzante: ha cantato Gone Too Soon, "Andato via troppo presto", a fianco della bara, rivolgendosi a essa come nei piano bar si fa per l'appunto con il piano. Ottenendo comunque una standing ovation dalle prime file della famiglia e degli altri vip, tra i quali non c'era Debbie Rowe, madre di due dei tre figli di Jackson. Ecco poi Shaheen Jafargholi finalista del reality Britain's Got Talent (quello di Susan Boyle) che avrebbe dovuto cantare con Michael ai concerti londinesi. E il coro finale We Are the World, la sua canzone per i bambini affamati, poi la famiglia sul palco, con i figli di Michael, l'undicenne Paris, a stringere forte la mano di Janet in basco nero e occhiali oversize e a far piangere molti dicendo "è stato il più grande papà del mondo".

Ecco Marlon, uno dei fratelli, polemico: "Forse adesso ti lasceranno in pace, Michael". Il grande successo per ultimo, in chiusura; Man in the Mirror, ma solo la base strumentale, senza la voce del Re. Un microfono sul palco vuoto, senza cantante. Una metafora appropriata: c'è stata tanta musica ieri, ma a colpire più di tutti è stata quella di Jackson, la sua voce, la sua danza leggera e velocissima da Fred Astaire del pop: trasmessa in brevi video tra un artista e l'altro, per ricordare a tutti chi è stato il più bravo. Mariah Carey, l'unica con Elvis e i Beatles ad aver piazzato più canzoni di Jackson in testa alle classifiche mondiali, ha cantato per prima: I'll Be There. Ma ha avuto bisogno di un vocalist al suo fianco: lei tutte quelle note, così alte e così basse, nella stessa canzone, non riusciva proprio a raggiungerle. Michael la cantava tutta da solo.

 

08 luglio 2009

 

 

 

 

I media

Il trionfo a Rete unificata

Il tributo ha funzionato come una sorta di colonna audiovisiva

Dopo la cerimonia privata al cimitero Forest Lawn, il corpo ultrapop di Michael Jackson è stato trasportato allo Staples Center di L.A. per il memorial più transmediale che la storia della nostra cultura occidentale abbia finora registrato. In "Thriller" voleva esse zombie e, fasciato in una bara d'oro, Jacko ha partecipato al suo funerale da zombie. Il memorial per MJ è il funerale di Lady Diana più il Live Aid e Live 8, è il cordoglio in mondovisione per la morte di Madre Teresa più l'orfanità dei fans, inconsolabile, da Elvis, da Lennon in poi. Le tv di tutto il mondo hanno trasmesso questa "messa secolare" per un'audience stimata intorno al milione di persone. Meno di altri celebri funerali mediatici, ma la ragione è presto detta: la vera esplosione mediatica riguarda la Rete. Il mondo globalizzato è ormai percorso da ondate emotive che i grandi media, come la tv, non riescono più a contenere e dominare.

Dal giorno della sua morte, Jacko è diventato il soggetto principale del web 2.0. I notiziari tv hanno subito dato la notizia ma non sono più stati in grado di gestirla, almeno dal punto di vista emotivo. YouTube e i social network hanno incominciato il loro silenzioso tam tam, Twitter è esploso, Google è impazzito, al limite del collasso (bastava digitare la lettera "emme" perché apparisse il nome del Re del Pop). I turisti che si trovavano a New York si ammassavano a Times Square solo per farsi fotografare col cellulare avendo alle spalle lo schermo gigante che trasmetteva le sue clip. Ieri sera è andato in onda un altro grande, perfetto evento mediatico ma a differenza dei precedenti non aveva più un andamento verticale (finora è sempre stata la tv a scandire la temporalità delle cerimonie) ma orizzontale. Come se la tv fosse diventata un enorme deposito, una smisurata cineteca da cui attingere materiale per alimentare Internet.

Tra la morte (25 giugno) e il tributo (7 luglio) c'è stato un lasso di tempo che ognuno ha riempito secondo i propri gusti. Il media event tradizionale non era soltanto la rottura della normale routine di programmazione, era anche una liturgia pubblica che ognuno consumava a casa propria ma secondo il rituale imposto dai conduttori-celebranti. Con il MJ memorial è cambiato tutto, almeno nel mondo. Il tributo ha funzionato come una sorta di colonna audiovisiva. Migliaia di siti coniugavano la diretta con commenti personali, secondo le modalità del live blogging. Facebook ha chiamato a raccolta le sue comunità virtuali, con più di 8 milioni di fans connessi. Per quel che riguarda le nostre tv, la Rai si è data assente, Italia 1 non ha tradito la sua vocazione di rete generalista "giovane". In studio il direttore Giorgio Mulè con Tarak Ben Ammar, David Zard, il vecchietto Linus, di professione giovane, Kay Rush. Ma sul satellite si poteva seguire la diretta della cerimonia anche su SkyTg24, Euronews (con sobrio commento), Sky News, Cnn, Fox News, Bbc, Canal 24 horas, France 24, Zdf, ProTv (Romania) e naturalmente su Mtv Gold (MJ è stato il primo cantante afroamericano ad apparire su Mtv).

Aldo Grasso

08 luglio 2009

 

 

La commemorazione allo staples center

La famiglia Jackson vestita da Versace

Janet, la sorella di Michael, ha voluto la consulenza di Donatella per la cerimonia

Janet Jackson (Reuters)

Janet Jackson (Reuters)

MILANO - Donatella Versace non sarà presente, anche se invitata, ma sarà come se fosse lì, nel grande Staples Center che ha accolto la bara di Michael Jackson per l’ultimo saluto. Sarà lì con il suo stile, con la sua moda, con i suoi abiti. Difatti è stata contattata qualche giorno fa direttamente da Janet Jackson per avere una consulenza stilistica per lei, i fratelli e i figli di Michael in occasione dell’evento mediatico che rimarrà nella storia. Più che un funerale, più che una commemorazione quello di Los Angeles è stato un grande show con oltre un miliardo di persone che hanno assistito in diretta all’addio a Michael Jackson.

INCONFONDIBILE ELEGANZA ITALIANA - Non un caso che Janet si sia rivolta a Donatella. Si conoscono da tanto tempo: Janet è stata ospite a una sfilata qualche anno fa e sempre a Donatella ha commissionato le mise del suo ultimo concerto. E non si può scordare che Michael era amico di Gianni. Donatella e Gianni, inoltre erano stati con il cantante durante il suo concerto a Roma nel ’93 e il rapporto si era consolidato quando Gianni disegnò gli abiti di Michael per il video della canzone "Say say say" con Paul McCartney.

DIRETTA TV - Gli abiti di Donatella si sono visti in mondovisione. Per le sorelle Jackson Versace ha consigliato abiti neri profilati di bianco. Per i fratelli completi neri, camicie bianche, cravatte sottili dorate. E in questo modo saranno agghindati i piccoli Jackson. The show must go one.

Paola Bulbarelli

07 luglio 2009

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-07-08

LA MORTE DI JACKSON

L'addio all'eterno ragazzino

che sognava di non crescere mai

Migliaia di persone allo Staples Center di Los Angeles per l'ultimo saluto al re del pop. Diretta tv in mondovisione. Sul palco artisti e amici. E i ricordi struggenti di chi gli era più vicino di GINO CASTALDO

LOS ANGELES - L'aspetto più toccante della cerimonia è stato senza dubbio l'accenno alle qualità umane di Michael Jackson. La figlia che ha pianto come si piange per un bravo papà che non c'è più, le parole di Brooke Shields che ha descritto il giovane Michael come un tenero amico, uno che amava ridere, scherzare, che risolveva con un sorriso ogni questione, che entrava con lei di nascosto nella stanza di Liz Taylor per scoprire com'era il suo vestito di nozze.

Questi racconti hanno restituito una umanità che il mito aveva reso invisibile, misteriosa. Jackson l'alieno, l'extraterrestre dalla irreale consistenza, l'icona che si era disegnato come sognava di essere, bianco, e con un viso che ricordava le sue adorate Diana Ross e Liz Taylor.

E notevoli sono stati anche i predicatori che hanno ricordato come la vicenda artistica di Jackson abbia aperto le porte a molte conquiste del mondo afroamericano: l'artista del crossover che aveva saputo parlare a tutti, amato in ogni angolo del mondo, senza distinzioni di razza, lingua, cultura. Il Jackson che con Lionel Ritchie ha scritto We are the world per combattere la fame nel mondo del sottosviluppo.

Più debole l'omaggio musicale, con l'eccezione di uno straziante e delicato Stevie Wonder che ha usato una sua vecchissima e struggente canzone, I never dreamed you'd leave on summer, che sembrava cucita apposta per la tragica occasione, un addio in piena estate, un addio che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover celebrare, a pochi giorni da un trionfale ritorno alle scene, programmato per il 13 luglio alla 02 Arena di Londra, dopo anni di buio, di incertezze, di indegni sospetti.

Considerando la statura di Jackson, ci si poteva aspettare qualcosa di più, o almeno qualcosa di più del pur bravo John Mayer, di Usher e Mariah Carey. Per una celebrazione planetaria, per essere all'altezza del personaggio ci sarebbe voluto Paul McCartney, che una volta ha duettato con lui, oppure Madonna, l'altra grande icona pop cresciuta in perfetta sincronia con la sua vicenda.

Mancanze musicali a parte l'addio è stato potente. Era quasi palpabile la partecipazione mondiale all'evento, la si poteva intuire dalle immagini della Cnn che inquadravano piazze sparse per l'America, tra cui il palazzo della Motown a Detroit, la grande famiglia dove Jackson era cresciuto artisticamente, come ha ben spiegato il grande capo, l'ottantenne Berry Gordy, il primo che ha strappato un sorriso alla accorata platea raccontando gli aneddoti della rivalità positiva che si viveva all'interno dell'etichetta.

Abbiamo visto molte immagini ma di sicuro le più impressionanti sono quelle di Jackson bambino che già cantava come un adulto, come ha spiegato Smokey Robinson, riusciva a interpretare sentimenti che un ragazzino non avrebbe neanche dovuto poter immaginare.

Questo è l'addio al re che l'America ha voluto incoronare, il re che la cultura pop ha spinto sulla cima del mondo dello spettacolo. Il re, o meglio, come ha spiegato Brook Shields, il piccolo principe, l'immagine che più si adatta all'eterno ragazzino che sognava di non dover mai crescere per vincere la sua battaglia di innocenza contro il mondo.

(7 luglio 2009)

 

 

 

 

LA MORTE DI JACKSON

L'addio all'eterno ragazzino

che sognava di non crescere mai

Migliaia di persone allo Staples Center di Los Angeles per l'ultimo saluto al re del pop. Diretta tv in mondovisione. Sul palco artisti e amici. E i ricordi struggenti di chi gli era più vicino di GINO CASTALDO

<b>L'addio all'eterno ragazzino<br/>che sognava di non crescere mai</b>

Stevie Wonder

davanti alla bara

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Multimedia

* FOTO La bara d'oro

* VIDEO Le lacrime di Brooke Shields

* FOTO Gli omaggi nel mondo

* FOTO Il pianto dei fan

* FOTO L'omaggio degli U2

* FOTO Le star al memorial

LOS ANGELES - L'aspetto più toccante della cerimonia è stato senza dubbio l'accenno alle qualità umane di Michael Jackson. La figlia che ha pianto come si piange per un bravo papà che non c'è più, le parole di Brooke Shields che ha descritto il giovane Michael come un tenero amico, uno che amava ridere, scherzare, che risolveva con un sorriso ogni questione, che entrava con lei di nascosto nella stanza di Liz Taylor per scoprire com'era il suo vestito di nozze.

Questi racconti hanno restituito una umanità che il mito aveva reso invisibile, misteriosa. Jackson l'alieno, l'extraterrestre dalla irreale consistenza, l'icona che si era disegnato come sognava di essere, bianco, e con un viso che ricordava le sue adorate Diana Ross e Liz Taylor.

E notevoli sono stati anche i predicatori che hanno ricordato come la vicenda artistica di Jackson abbia aperto le porte a molte conquiste del mondo afroamericano: l'artista del crossover che aveva saputo parlare a tutti, amato in ogni angolo del mondo, senza distinzioni di razza, lingua, cultura. Il Jackson che con Lionel Ritchie ha scritto We are the world per combattere la fame nel mondo del sottosviluppo.

Più debole l'omaggio musicale, con l'eccezione di uno straziante e delicato Stevie Wonder che ha usato una sua vecchissima e struggente canzone, I never dreamed you'd leave on summer, che sembrava cucita apposta per la tragica occasione, un addio in piena estate, un addio che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover celebrare, a pochi giorni da un trionfale ritorno alle scene, programmato per il 13 luglio alla 02 Arena di Londra, dopo anni di buio, di incertezze, di indegni sospetti.

Considerando la statura di Jackson, ci si poteva aspettare qualcosa di più, o almeno qualcosa di più del pur bravo John Mayer, di Usher e Mariah Carey. Per una celebrazione planetaria, per essere all'altezza del personaggio ci sarebbe voluto Paul McCartney, che una volta ha duettato con lui, oppure Madonna, l'altra grande icona pop cresciuta in perfetta sincronia con la sua vicenda.

Mancanze musicali a parte l'addio è stato potente. Era quasi palpabile la partecipazione mondiale all'evento, la si poteva intuire dalle immagini della Cnn che inquadravano piazze sparse per l'America, tra cui il palazzo della Motown a Detroit, la grande famiglia dove Jackson era cresciuto artisticamente, come ha ben spiegato il grande capo, l'ottantenne Berry Gordy, il primo che ha strappato un sorriso alla accorata platea raccontando gli aneddoti della rivalità positiva che si viveva all'interno dell'etichetta.

Abbiamo visto molte immagini ma di sicuro le più impressionanti sono quelle di Jackson bambino che già cantava come un adulto, come ha spiegato Smokey Robinson, riusciva a interpretare sentimenti che un ragazzino non avrebbe neanche dovuto poter immaginare.

Questo è l'addio al re che l'America ha voluto incoronare, il re che la cultura pop ha spinto sulla cima del mondo dello spettacolo. Il re, o meglio, come ha spiegato Brook Shields, il piccolo principe, l'immagine che più si adatta all'eterno ragazzino che sognava di non dover mai crescere per vincere la sua battaglia di innocenza contro il mondo.

(7 luglio 2009)

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-07-08

Jackson, funerali show. La salma in una bara d'oro

di Francesca Gentile

Una bara d'oro. Il corpo del re del pop non poteva essere racchiuso in nulla di meno sontuoso. "Non piangiamo più, stiamo per vedere il Re", ha intonato un coro Gospel, e il Re, nel feretro d'oro, ha fatto la sua entrata allo Staples Center di Los Angeles alle 10 e 30 (le 19,30 in Italia), applaudito dai 17 mila fortunati che hanno ottenuto il biglietto.

La bara, lo stesso modello di quella del re del soul, James Brown, completamente placcata d'oro a 14 carati, sovrastata da un cuscino di rose rosse, era stata protagonista di una lenta processione lungo la 101, l'autostrada di Hollywood, chiusa al traffico, proveniente dal Forest Lawn, uno dei cimiteri della città, dove un paio d'ore prima si era svolta una veloce cerimonia privata.

Fuori dallo Staples Center 250 mila persone hanno seguito la cerimonia dai monitor piazzati nelle vicinanze. Venivano da tutto il mondo, per dare l'ultimo saluto al loro idolo. Dentro, sul grande palco blu, allestito nel parquet dei Lakers, sormontato da un enorme pannello video, su cui campeggiava una foto del cantante e la scritta "n loving memory, 1958 - 2009", un amico di famiglia, il reverendo Lucious Smith, in iniziato la cerimonia ricordando Michael Jackson come un fratello, un figlio un padre e un amico. Mariah Carey ha cantato "I'll be there", vecchio successo dei Jackson Five. L'hanno seguita Lionel Ritchie, Stevie Wonder, Jennifer Hudson, John Mayer. Fra una canzone e l'altra, il ricordo degli amici, dal quale è emerso un Michael Jackson inedito, semplice, divertente, amante della vita e della gente: Magic Johnson ha ricordato quando l'ha invitato a casa sua, a cena, lo chef ha chiesto cosa volessero mangiare e Michael si è fatto portare un secchiello di ali di pollo del Kentucky Fried Chicken, famosa catena di fast food.

E per la verità non si sono viste molte lacrime durante la cerimonia: molti sorrisi, molta dolcezza, ma si è commossa solo Brooke Shields, sua vecchia amica: "Avevo 13 anni quando ci siamo conosciuti. Ci divertivamo insieme, avevamo un legame, ci capivamo, sapevamo tutti e due cosa significava essere celebri sin da bambini, io lo prendevo in giro, gli dicevo: io ho cominciato a 11 mesi, tu solo a 5 anni. Lo hanno additato come il Re, ma per me era il Piccolo Principe".Era più fragile di quanto appariva". Il fondatore della Motown l'ha definito "il più grande uomo di spettacolo che abbia mai vissuto".Queen Latifah ha ricordato di quando da bambina con suo fratello copiava le mosse da robot di Jacko.

La famiglia era in prima fila: le sorelle La Toya e Janet, la madre Katherine, il padre Joseph e i fratelli, tutti con un guanto di paillettes, uno di quei guanti tanto amati da Michael. Sul palco e sugli spalti, la maggioranza delle persone era di colore. Per gli afroamericani Michael ha rappresentato l'immagine del riscatto ben prima del successo di Obama.

Se Jackson non ha mai avuto un buon rapporto con la sua pelle, una parte del popolo afroamericano si identificata in lui, ha visto realizzato il sogno americano e l'ha celebrato, martedì, mettendo da parte, per un giorno, i sospetti, le voci sulla sua vita e sulle cause della sua morte.

La cerimonia di ieri è costata alla città di Los Angeles 4 milioni di dollari fra allestimento, misure di sicurezza e organizzazione del traffico stradale. La famiglia pare non abbia contribuito e il consiglio comunale ha lanciato un appello affinchè i fan contribuiscano con donazioni a coprirne i costi. Ora si attendono gli esiti degli esami del sangue del cantante effettuati durante l'autopsia, poi, finalmente, si chiuderà il sipario.

07 luglio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-07-08

Migliaia di fan e telespettatori

per l'ultimo saluto a Jacko

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7 luglio 2009

La bara di Michael Jackson viene portata all'interno dello Staples Center (REUTERS)

La vignetta di Stephff: Bye Bye Michael

Il funerale del re del pop

L'eredità Jackson all'avvocato e al suo impresario

Le royalties fanno ricco il fondo pensione

VIDEO / Michael Jackson nel 1988 visita la Polizia di Stato a Roma

Fan in delirio ma composti e tante star commosse per l'ultimo saluto a Michael Jackson nella cerimonia pubblica allo Staple Center di Los Angeles, assediato giá da stanotte da migliaia di fan anche senza biglietto. In circa 20.000 hanno potuto seguire la cerimonia dall'interno del palazzetto dello sport, dove Jackson nei giorni precedenti alla sua morte stava provando lo show che avrebbe dovuto sancire il suo ritorno sul palco in questi giorni all'Arena O2 di Londra. Ma in tv la cerimonia è stata seguita da una cifra record di spettatori: si calcola un miliardo, ma forse è un'approssimazione per difetto.

Le richieste per assistere dal vivo alla cerimonia sono state più di 1.600.000 a fronte degli 11.000 pass disponibili. Altri 6.500 biglietti sono stati emessi per per assistere alla cerimonia sullo schermo del vicino Nokia Theatre. In totale 8.750 persone sono state scelte con una procedura 'random' per ricevere due biglietti per assistere alla cerimonia. Ma molti fan senza biglietti sono arrivati comunque a Los Angeles sperando di entrare allo Staples Center. Qualcuno ha acquistato per cifre da capogiro i biglietti dai bagarini e molti sono rimasti fuori, tenuti a distanza dalle transenne e dall'imponente schieramento delle forze dell'ordine.

Tanti i big dello showbiz e dello sport presenti: Mariah Carey, Stevie Wonder, Lionel Richie e le leggende del basket Kobe Bryant e Magic Johnson. In platea anche il boss della Motown, Berry Gordy, Jennifer Hudson.

Assente l'ex moglie di Jackson e madre di due dei suoi figli, Debbie Rowe, che tramite il suo avvocato Marta Almli ha fatto sapere: "L'assalto mediatico ha reso chiaro che la sua presenza sarebbe stata una distrazione non necessaria in un evento che dovrebbe focalizzarsi esclusivamente su quanto Michael ha lasciato. Debbie continuerà a celebrare privatamente la memoria di Michael". Anche l'amica di lunga data di Jackson, Elizabeth Taylor, ha declinato l'invito di parlare alla commerazione. "Non credo che Michael avrebbe voluto che io condividessi il mio dolore con milioni di persone. Quello che sento appartiene a noi. Non è un evento pubblico".

Diana Ross, anche lei assente e grandissima amica di Jacko, ha mandato un messaggio alla famiglia che è stato letto in apertura della cerimonia, in cui afferma tra l'altro: "Vi rigrazio per aver condiviso vostro figlio con il mondo e con me". Messaggio di cordoglio anche da Nelson Mandela, che afferma: "Michael è stato una leggenda" ed "un caro amico di cui sentiremo l'assenza per molto tempo".

All'inizio del memorial tutti i presenti hanno osservato qualche minuto di silenzio. Un coro di ragazzi e un lungo applauso ha accolto sul palco l'arrivo del feretro in una bara dorata coperta di rose rosse, verso le 19.30. Poi si sono avvicendati sul palco amici e parenti. Il primo a parlare dopo l'arrivo della salma è stato un amico di famiglia, Lucius Smith: "Oggi i nostri cuori sono tristi -ha detto fra l'altro citando anche un pezzo di Jacko, dicendo "Remenber the time"- perchè Michael se n'è andato troppo presto... ma finchè lo ricorderemo lui ci sará per sempre". Poi sul palco è salita Mariah Carey, che ha tributato un omaggio canoro al re del pop intonando "I'll be there". Subito dopo è salita sul palco la cantante e attrice Queen Latifah che ha definito Michael Jackson "il più grande artista del mondo" ricordando la sua importanza per la comunitá afroamericana.

7 luglio 2009

 

 

 

AVVENIRE

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IL GIORNALE

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L'OSSERVATORE ROMANO

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IL MATTINO

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CORRIERE dello SPORT

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L'ESPRESSO

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PANORAMA

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FAMIGLIA CRISTIANA

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SORRISI e CANZONI

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PUNTO INFORMATICO

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WALL STREET ITALIA

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IL SECOLO XIX

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LIBERO

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IL MONDO

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IL MANIFESTO

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WIKIPEDIA

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GENTE VIAGGI

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ARCHEOLOGIA VIVA

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AUDIO REVIEW

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FINANCIAL TIMES

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LE MONDE

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THE NEW YORK TIMES

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THE WALL STREET JOURNAL

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